L’attrazione degli impollinatori non è solo imputabile ai colori e agli odori dei fiori; recenti studi mostrano come anche alcuni accorgimenti più prettamente “fisici” sono in grado di aumentare il successo durante l’impollinazione

Traduzione a cura di Francesco Lombardi

La fecondazione delle piante avviene tramite il trasporto del polline da parte del vento (impollinazione anemofila), raramente dell’acqua e più frequentemente dagli animali (impollinazione zoofila), in particolare insetti (impollinazione entomofila).

Per catturare l’attenzione degli insetti, le angiosperme hanno messo a punto dei complessi meccanismi fra i cui gli apparati floreali i quali, mediante corolle più meno colorate ed odori più o meno complessi, segnalano la presenza di nettare e di polline al loro interno.

Oltre a questi ben noti meccanismi, recenti ricerche hanno identificato diversi meccanismi fisici con cui le piante sono in grado di attrarre l’attenzione degli impollinatori ed assicurare la loro riproduzione; tali meccanismi sono riconducibili a tre grandi categorie:


Luce
: i fiori usano pigmenti come le antocianine e i carotenoidi per generare un contrasto con il verde delle foglie circostanti. Tuttavia, mediante delle strutture apposite, le piante sono in grado di generare effetti ottici che possono modificare un colore. L’interazione tra la luce e tali strutture microscopiche può giocare un ruolo chiave nell’interazione pianta-impollinatore. Ad esempio, le cellule coniche presenti sulla superficie dei petali agiscono come una lente che è in grado di focalizzare e riflettere la luce e, conseguentemente, variare la saturazione e la brillantezza del colore. La presenza di striature sulla cuticola, invece, genera una diffrazione diffusa della luce e ciò conferisce iridescenza al fiore. A tal proposito, è noto che i bombi sono in grado di percepire l’iridescenza sfruttandola come meccanismo per identificare i fiori.


Meccanica
: atterrare su di un fiore mosso dal vento, entrando con un corretto angolo all’interno della corolla, non è semplice! Molte piante hanno sviluppato meccanismi che possono rendere più agevole tale operazione. Le cellule coniche, ad esempio, sono in grado di aumentare la rugosità della superficie dei petali, favorendo in tal modo l’atterraggio degli impollinatori. Recenti studi hanno dimostrato, d’altro canto, che la perdita selettiva di tali cellule rappresenti un meccanismo evolutivo di alcune piante le quali, per minimizzare nel corso della fioritura il saccheggio di nettare da parte di alcuni insetti, rendono più liscia la superficie dei petali.


Forze elettrostatiche
: è noto che le forze elettrostatiche svolgono un ruolo significativo nell’impollinazione. Infatti, tali forze accumulate sul corpo degli impollinatori e sui fiori, sono in grado di creare un campo elettro-magnetico che facilita il trasferimento del polline dal fiore all’impollinatore e viceversa. Alcuni recenti studi dell’università di Bristol, pubblicati su Science, hanno dimostrato come gli impollinatori siano ‘’consapevoli’’ delle cariche elettriche dei fiori. I bombi, infatti, grazie ai peli che fungono da recettori, percepiscono il campo elettro-magnetico del fiore. L’atterraggio di un’ape su un fiore provoca una temporanea alterazione del potenziale elettrostatico; questa alterazione diventa un messaggio per le altre api le quali, in tal modo, percepiscono che quel fiore ha minori risorse nettarifere e pollinifere e, pertanto, orientano il loro raccolto su altri fiori.