Con la pubblicazione del Manuale Operativo sull’anagrafe apistica avvenuta lo scorso 16 dicembre, è entrato nel vivo il processo di radicale cambiamento amministrativo che l’apicoltura italiana si prepara ad affrontare

di Marco D’Imperio

Con la pubblicazione del Manuale Operativo sull’anagrafe apistica avvenuta lo scorso 16 dicembre, è entrato nel vivo il processo di radicale cambiamento amministrativo che l’apicoltura italiana si prepara ad affrontare. Anche in questo caso AP.AS. ha dato incarico a chi vi scrive di approfondire la tematica ed è quindi in prima linea per cercare di correggere alcune incongruenze che sembrano emergere da una prima analisi del suddetto manuale e dalla relativa traduzione dello stesso in un sistema informatico on-line che dovrebbe consentire agli apicoltori ed ai tecnici l’inserimento e l’aggiornamento dei dati.

Ma quali sono questi cambiamenti e cosa ci aspetta? Innanzitutto il nuovo sistema eliminerà l’interazione con le ASL di competenza. Infatti, tutte le richieste e le dichiarazioni, dall’assegnazione del codice aziendale alla denuncia alveari, dovranno ora essere presentate mediante il portale del Sistema Informativo Veterinario (https://www.vetinfo.sanita.it/). Quindi niente più moduli e file agli sportelli delle ASL. Con la richiesta del codice identificativo, si intende già assolto l’obbligo di dichiarazione di inizio attività. A questo punto è necessario sgombrare subito il campo dai dubbi relativi al codice aziendale: dovranno fare richiesta di assegnazione del codice aziendale mediante il nuovo sistema solo le aziende che nasceranno da qui in avanti (i codice aziendale è unico anche se si hanno apiari dislocati su più comuni o su più regioni). Quelle già esistenti conserveranno il vecchio codice il quale dovrebbe essere già stato precaricato dalle rispettive ASL in Banca Dati Apistica (BDA).

Il manuale dà, inoltre, indicazioni precise in merito alle caratteristiche che deve avere il cartello identificativo che va apposto obbligatoriamente in corrispondenza di ciascun apiario: esso deve essere di dimensioni minime di un foglio A4 (circa 21 x 30 cm), deve avere lo sfondo bianco, le scritte nere con dimensioni minime di 4 cm e deve recare, oltre al codice identificativo, anche la dicitura “Anagrafe apistica nazionale – Decreto Ministeriale del 4 dicembre 2009”.

Gli apicoltori potranno operare in banca dati in qualità di proprietari o detentori degli alveari o potranno delegare un tecnico, un CAF, un veterinario, etc. Va poi precisato che, con il nuovo sistema, i dati relativi alla consistenza (n. di alveari) e all’ubicazione degli apiari (le coordinate geografiche) dovranno essere confermati di anno in anno, nella finestra che va dal 1 novembre al 31 dicembre, anche se non interverranno cambiamenti. Dunque decade il vecchio criterio secondo il quale si era obbligati a fare nuova denuncia solo se fossero sopraggiunte variazioni superiori al 10% del numero di alveari.

Ad oggi (10 febbraio) le sezioni attive in BDA sono quelle relative all’inserimento dei dati aziendali e quelle relative all’inserimento degli apiari. In quest’ultima sezione risulta essere presente un campo denominato “N. di sciami” che potrebbe creare non pochi problemi visto che né gli sciami né i nuclei (inizialmente previsti nel manuale operativo) sono definiti dalla normativa e quindi soggetti all’interpretazione dell’utente.

Mancano ancora le sezioni relative alla richiesta di assegnazione del codice aziendale, alla cessazione delle attività, alla compravendita del materiale vivo e al nomadismo. Queste ultime due sezioni, potrebbero creare non pochi problemi agli apicoltori i quali corrono il serio rischio di trascorrere più tempo ad inserire i dati in BDA che a fare gli apicoltori. In particolare, nascono seri dubbi sull’opportunità di inserire un codice identificativo per ciascun alveare oltre che le coordinate di destinazione del materiale acquistato.

Non è poi chiaro se le informazioni inserite dai nomadisti in BDA rendano superflue le comunicazioni che si devono fare in base alle varie leggi regionali o se, rimanendo in vigore anche queste ultime, si debba provvedere a fare due comunicazioni quando si intendono spostare le arnie temporaneamente.

Ma attenzione, l’anagrafe apistica non è solo un onere; è anche un formidabile strumento che, dopo un opportuno e fisiologico periodo di rodaggio, potrebbe mostrare tutte le sue potenzialità che solo gli stolti fanno finta di non vedere. Ma quali sono queste potenzialità? Proviamo ad elencarne alcune:

  • innanzitutto si avrà il tanto agognato aggiornamento dei dati relativi al comparto apistico nazionale (n. di alveari, n. di apicoltori, etc.) e tale aggiornamento potrà essere estrapolato in tempo reale. Diciamoci la verità: sono anni che girano dati vecchi che mal fotografano l’apicoltura italiana.
  • Il sistema, lo abbiamo detto, permetterà di eseguire comodamente da casa l’aggiornamento dei dati relativi alla propria azienda e agli apiari. Ciò eviterà la necessità di recarsi alle ASL, di compilare moduli, di pagare bollettini e di imbattersi in interpretazioni spesso bizzarre della normativa.
  • L’introduzione delle coordinate geografiche permetterà la georeferenziazione degli apiari ovvero la collocazione su una carta informatizzata (GIS) di tutti gli apiari italiani. Le potenzialità di un tale sistema sono smisurate e forse sottovalutate. Tanto per fare alcuni esempi, sarà possibile: 1) valutare il rispetto delle distanze fra apiari e fra apiari e zone sensibili; 2) risalire con maggiore facilità alle possibili fonti di avvelenamento; 3) individuazione i nidi di vespa velutina; 4) gestire le problematiche su Aethina tumida; 4) realizzare le carte tematiche delle potenzialità nettarifere e quindi scegliere le postazioni migliori.

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