Quali valori nutrizionali ha il polline? Che benefici possiamo avere da una sua regolare assunzione? E poi, tutti i pollini sono uguali?

di Marco D’Imperio

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CAPITOLO 4
7.Valori nutrizionali del polline e indicazioni per l’assunzione
Va innanzitutto detto che non tutto il polline che ingeriamo viene assimilato e ciò deriva essenzialmente dal fatto che il resistente strato di esina che avvolge il grano pollinico viene attaccato con difficoltà dai succhi gastrici umani. Tuttavia, conoscendo il problema possiamo adottare gli opportuni stratagemmi per aumentarne l’assimilazione ed, a tal proposito, abbiamo già detto che il modo per aumentare l’assimilazione è favorire la rottura dell’esina in fase di condizionamento mediante un blando riscaldamento a 35°C ed un successivo raffreddamento a -18°C.

Il polline, pur essendo definito in alcuni paesi come alimento vero e proprio, andrebbe classificato come “functional food” (cibo funzionale) o ”food additive” (additivo alimentare) viste le dosi che usualmente si assumono.
Analizziamo ora i valori nutrizionali del polline. Ricordiamo che, mentre la composizione di un alimento ci dice quali e quanti sono i composti/molecole che quell’alimento contiene, il valore nutrizionale rapporta quelle stesse quantità alle dosi che normalmente dovremmo assumere ogni giorno (razione giornaliera raccomandata o RDA) per non avere scompensi sul lungo periodo.

A scanso di equivoci è bene anche precisare che la composizione, così come i valori  nutrizionali variano di molto al variare dell’origine botanica. È quindi ovvio che un polline uniflorale può essere ricco in un determinato componente e povero in altri. Da qui deriva la logica conseguenza che un polline uniflorale potrebbe essere indicato per determinate diete mentre un altro potrebbe essere sconsigliato. In alternativa, un integratore pollinico completo potrebbe derivare da una miscela di vari pollini uniflorali. Detto questo si possono tuttavia fornire dei valori medi che comunque danno indicazioni interessanti.

Una porzione di 15 g di polline, che corrisponde a circa due cucchiai da minestra ovvero la quantità giornaliera raccomandata, fornisce le seguenti percentuali di RDA indicate in parentesi:

proteine                                     (5,4 – 22%)*
vitamina C                                 (2 – 15%)
provitamina A                            (30 – 600%)
acido folico                                (20 – 67%)
vitamina H                                  (30 – 42%)
vitamina E                                  (8 – 66%)
vitamine B1, B2, B3 e B6           (7 – 42%)
zinco                                          (10 – 79%)
manganese                                 (15 – 85%)
rame                                          (4 – 36%)
ferro                                          (2 – 37%)
potassio                                     (5 – 27%)
magnesio                                    (2 – 23%)
fosforo                                       (2 – 16%)

*In molti casi, tale percentuale di proteine contiene il 100% del fabbisogno in aminoacidi essenziali di cui un uomo ha bisogno.

8.Proprietà salutistiche del polline
Molte delle proprietà del polline sono attribuibili alla presenza dei fenoli, gli antiossidanti per eccellenza, i quali hanno la capacità di rallentare la formazione dei radicali liberi responsabili di reazioni dannose per il nostro organismo. Sembra, tuttavia, che le caratteristiche antiossidanti siano specie specifiche ovvero legate solo a determinati tipi di polline. Questi ultimi, indipendentemente dalla parte del mondo in cui crescono, mostrano sempre le medesime proprietà. Gli antiossidanti presenti nel polline sembrano avere proprietà anticarcinogene, antinvecchiamento e cardioprotettive.

Il polline è anche relativamente ricco di fitosteroli i quali riducono l’assorbimento del colesterolo e quindi mostra funzioni antiaterogeniche e anticarcinogene (prostata, seno e colon-retto). Tra le sostanze più interessanti presenti nel polline va segnalata la quercitina, un flavonoide dalle numerose proprietà benefiche, in particolare quelle antiprostatiche.
In merito alle allergie, contrariamente a quello che si può immaginare, il polline raccolto per via entomofila (insetti) causa molti meno problemi di quello presente nell’aria ovvero quello attribuibile alle specie vegetali che affidano la loro riproduzione al vento (specie anemofile). Sembra addirittura che il polline raccolto dalle api o il pane d’api possono contribuire a desensibilizzazione i soggetti allergici al polline presente nell’aria. Questa proprietà pare essere attribuita alla miercitina (MYR), un altro flavonoide presente nel polline raccolto dalle api. Test clinici su bambini con polline di graminacea hanno dato buoni risultati.

Effetti benefici sono stati dimostrati anche sul fegato, sia con studi su ratti che con studi su umani. Alcuni hanno mostrato benefici in soggetti affetti da epatite cronica, mentre altri studi hanno mostrato un miglioramento del profilo dei trigliceridi in soggetti affetti da ipertrigliceridemia. Altri benefici derivano dall’abbassamento del colesterolo “cattivo” e da una diminuzione della viscosità del sangue che quindi scorre con maggiore facilità nelle vene e nelle arterie.
Il polline sembra avere effetti benefici sui soggetti anemici. Studi condotti sui ratti hanno mostrato risultati molto incoraggianti in termini di aumento dell’emoglobina e di numero di globuli rossi nel sangue.
Alcuni studi clinici nei quali è stato utilizzato il pane d’api hanno mostrato significativi aumenti dell’appetito e ciò sembra essere legato proprio all’aumento di emoglobina e di globuli rossi.

Effetti benefici si hanno anche per chi soffre di osteoporosi; sembra infatti che il polline solubilizzato in acqua abbia rallentato significativamente il processo di riduzione della massa ossea nei ratti.
Miglioramenti si registrano anche in pazienti affetti da ulcere gastriche e del duodeno o in chi è affetto da gastrite cronica.
In uno studio condotto in un ospedale della Russia, qualche decennio fa, sono stati somministrati 30-40 g al giorno di polline a scopo terapeutico; ebbene tale studio ha mostrato varie percentuali di successo nel trattamento delle seguenti terapie: gastriti, il 90% (52); anemia 72% (36); disturbo post traumatico da stress, 84% (96); impotenza, il 68% (65); disturbi generici geriatrici 100% (23) (il numero in parentesi indica il numero di pazienti indagati in ciascuno dei trattamenti).
Alcuni pollini hanno mostrato attività antibatterica e antibiotica (principalmente su Staphylococcus aureus, Staphylococcus aureusBacillus subtilisPseudomonas aeruginosa e Klebsiella sp.).

Non ci sono ancora evidenze scientifiche che mostrano effetti benefici nelle attività di chi pratica sport a livello agonistico o pre-agonistico. Tuttavia, le indicazioni lasciano presagire che tale ipotesi possa prima o poi essere avvalorata.
La difficoltà principale nell’uso di polline in terapia risiedono nel fatto che tale prodotto presenta una  vasta variabilità nella sua composizione e quindi della sua attività biologica a seconda dell’origine botanica. È pertanto fondamentale che gli apicoltori imparino a conoscere le diverse tipologie di polline uniflorale così da consentire la creazione di miscele in proporzioni standardizzate ed ottenere prodotti diversi a seconda delle diverse esigenze.
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