L’era della tossicità per l’apicoltura moderna sembra avere delle cause endogene e ciò costringe a porci delle domande: l’amitraz è davvero così efficace? Quali effetti collaterali provoca? Qual è la dose letale?

di Marco D’Imperio

Concetti tratti da: “Amitraz: Red Flags or Red Herrings?” di Randy Oliver (ScientificBeekeeping.com) pubblicato su American Bee Journal; ottobre 2014.

Parte 1: il buon apicoltore sa porsi delle domande

“In preda alla disperazione dovuta alla varroa abbiamo abbandonato la nostra precedente fobia sui prodotti chimici e siamo presto diventati la principale fonte di mortalità per le nostre api. Di fatto, si tratta di  una nuova era di tossicità per le api: non dall’esterno, ma dall’interno dell’alveare” .

È questo concetto che forse esprime meglio di tutti quanto pubblicato da Randy Oliver in merito all’uso dell’amitraz. “L’era della tossicità” per l’apicoltura moderna sembra avere delle cause endogene all’apicoltura stessa e ciò ci costringe a riflettere su quello che facciamo quotidianamente e a valutare le conseguenze del nostro operato.

Partendo da qui, l’apicoltore e ricercatore Randy Oliver analizza quello che è l’attuale uso dell’amitraz (nelle sue varie forme) e cerca di capire, affidandosi a studi scientifici di comprovato livello, se quello che facciamo con tale molecola presenta dei rischi o se si tratta solo di ipotesi false.

L’amitraz lascia tracce nell’alveare?
Uno dei motivi per cui gli apicoltori amano l’amitraz è legato al fatto che si tratta di una molecola quasi insolubile nel miele e le piccole quantità che si solubilizzano si rompono rapidamente nel suo metabolita (DMPF) il quale rimane stabile nel miele per almeno 45 giorni. L’amitraz è molto più solubile nella cera dove degrada completamente in DMPF entro un giorno; quest’ultimo rimane stabile per un periodo di tempo considerevole, ma può essere ulteriormente degradato durante la lavorazione della stessa cera da parte delle api.

Quali sono i quantitativi di amitraz che possono ritrovarsi negli alveari?
In uno studio effettuato nel 1998, due strisce contenenti 500 mg di amitraz sono state inserite in una serie di alveari per un periodo di 6 settimane. Le arnie erano state trattate con lo stesso prodotto due volte all’anno, per i tre anni precedenti.

Campioni di miele e cera sono stati rimossi e analizzati ad intervalli regolari. Dopo 2 giorni dalla fine del trattamento, i residui massimi medi nel miele erano di 225 ppb (espressi come amitraz). Sono scesi a 103,5 ppb dopo 4 giorni dalla fine del trattamento e a 75 ppb dopo 15 giorni. Nella cera i residui erano molto più alti e non correlati con i residui nel miele: dopo 2 giorni dalla fine del trattamento, i residui medi nella cera erano di 44.700 ppb; dopo 10 gg erano scesi a 4.700 ppb e, stranamente, dopo 15 gg erano risaliti a 72.900 ppb.

Qual è la dose letale di amitraz per le api?
Utilizzando formule apposite si può stimare quale sia la dose di amitraz alla quale viene sottoposta un’ape che si ciba di miele o di polline. Anche se consumasse il polline più contaminato, l’ape ingerirebbe solo una piccola frazione della dose letale. D’altra parte, però, l’ape è continuamente in contatto con la cera del suo alveare che, come abbiamo visto, contiene dosi di amitraz molto più alte e tali da essere letali se trasferite alle api. Tuttavia, ciò non significa necessariamente che i favi avvelenano le api. In realtà non ci sono studi che quantificano ed indagano su tale eventuale trasmissione anche se è facile supporre che ciò avvenga.

L’amitraz è realmente efficace contro la varroa?
La cosa sorprendente, dopo aver visto i fallimenti del fluvalinate e del coumaphos, è notare quanto a lungo l’amitraz sia rimasto efficace come varroicida negli USA. In altri paesi i risultati sono stati variabili. Probabilmente ciò è dovuto alle diverse modalità di applicazione. Ad esempio in Francia, dove Apivar è autorizzato e utilizzato su larga scala dal 1995, l’efficacia rimane molto elevata, nonostante un uso molto intenso e ripetuto per molti anni. Uno studio dettagliato di Semkiw mostra come, applicando 2 strisce nelle ultime settimane di agosto, quando le colonie hanno cominciato a limitare la covata e a ridurre la loro popolazione, si ha la massima efficacia, soprattutto se la temperatura media è più alta della norma.

C’è differenza fra Apivar e Taktic?
L’amitraz presente all’interno dell’Apivar ha una pressione di vapore estremamente bassa e, per tanto, deve essere distribuito all’interno dell’alveare per contatto fisico dalle api con le strisce. Per tale motivo, quando si applica l’Apivar in periodi in cui le api sono agglomerate per le basse temperature, è preferibile fornire una piccola dose di alimentazione per incoraggiare il movimento delle api e favorire una migliore distribuzione del prodotto.

L’amitraz presente nei formulati a base di Taktic è invece altamente concentrato e quindi evapora rapidamente saturando l’aria all’interno dell’alveare. Per tale motivo le varroe cadono velocemente sul fondo durante i primi 2 o 3 giorni.

Dunque, pur basandosi sulla stessa molecola come principio attivo, l’azione dei due varroicidi può essere diversa: nel caso di formulati costruiti partendo dal Taktic si ha principalmente la morte immediata della varroa (effetti letali); nel caso dell’Apivar si hanno principalmente effetti di inibizione della capacità di riproduzione della varroa o di individuazione delle nutrici alle quali legarsi (effetti subletali).

In generale, dalle esperienze raccolte, sembra che l’azione biologica di amitraz, e ancor di più quella del suo metabolita (DMPF), è più efficace a causa dei suoi effetti subletali piuttosto che per l’azione che porta alla morte diretta. In altre parole, l’amitraz tende a influenzare il comportamento più che essere un semplice veleno. E anche se gli apicoltori amano vedere gli acari morti che cadono sul fondo dopo l’uso del Taktic, è probabile che l’efficacia di Apivar sia maggiore.

L’Apivar, infatti, è stato progettato per trattamenti prolungati, che prevedono un minimo di azione di 42-56 giorni (anche se i ricercatori francesi sostengono che un’azione efficace si ha su 70 giorni). Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che le strisce di Apivar non hanno coadiuvanti aggiuntivi tossici per le api che invece sono presenti nella formulazione di Taktic-Frazier il quale, invece, presenta il vantaggio di essere molto meno costoso. Alcuni studi hanno rilevato che la formulazione presente in Taktic era quattro volte più tossica per le api adulte rispetto alla formulazione presente in Apivar.

Vai alla parte 2: gli effetti dell’Amitraz sull’alveare