Come influiscono la temperatura e l’umidità relativa sull’evaporazione del formico contro la varroa? Un aspetto quasi sempre trascurato ma di enorme rilevanza ai fini dell’efficacia dei trattamenti evaporanti!

di Marco D’Imperio

 

Nel grafico in alto sono riportati i valori di umidità e temperatura misurati nel corso di una prova effettuata ad inizio settembre 2017 presso un apiario collocato a 750 metri sul livello del mare, nel comune di Montagano (medio Molise), zona climatica E ai sensi del D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993.

La prova è stata effettuata su 40 famiglie, in assenza di raccolti, con erogatori Nassenheider posti sopra ai favi del nido, con coprifavo rovesciato e cornice aggiuntiva di legno da 2 cm. La dose somministrata di acido formico al 60% è stata di 220 mL e dopo 9 giorni un rabbocco di 120-160 mL.

I valori di temperatura ed umidità sono stati registrati da due sonde poste rispettivamente:

  1. all’interno di un alveare, sopra al nido e a lato dell’erogatore;
  2. all’esterno in una posizione di ombra (al di sotto di un’arnia).

Facciamo ora alcune considerazioni:

  • durante i primi 2 giorni di trattamento, l’apiario è stato interessato da intense piogge così come  evidenziato dall’umidità esterna (linea verde) che quasi costantemente si è attestata su valori pari al 100% di umidità relativa.
  • Le condizioni esterne non hanno influito in maniera significativa sull’umidità interna all’arnia che invece ha oscillato fra il 70 ed il 90% segno che la famiglia era in grado di regolare efficacemente le condizioni di temperatura ed umidità del nido.
  • Gran parte delle cadute di varroa sono state registrate nei primi 2-3 giorni ovvero quando l’umidità interna (linea gialla) non ha raggiunto il picco del 100%. Ciò potrebbe significare che non sono necessarie condizioni di saturazione (100% di umidità relativa) per rendere l’acido formico efficace. Resta da stabilire, invece, se le condizioni di saturazione, che presumibilmente portano a dei fenomeni di condensazione con formazione di gocce di acido formico (pioggia acida), creino dei problemi alle api e alla regina (collasso della famiglia o orfanità).
  • I trattamenti con l’acido formico si possono eseguire anche in presenza di giornate piovose.
  • Le condizioni di saturazione interne all’arnia (100 % di umidità- linea gialla) non si raggiungono durante le ore più calde della giornata per effetto di una eccessiva evaporazione ma bensì durante le ore notturne-mattutine (in linea di massima dalle 24.00 alle 10.00), quando le temperature esterne (linea blu) ed interne (linea grigia) si abbassano. Ciò è dovuto al fatto che, con il diminuire delle temperature, la quantità massima di vapore acqueo che l’aria può ricevere si abbassa sensibilmente e dunque è più facile che si raggiungano le condizioni di saturazione.
  • Ciò ci impone una riflessione in merito alle temperature di operatività degli erogatori: è vero che dobbiamo stare attenti alle temperature diurne esterne e preferire periodi in cui queste non sono molto elevate (inferiori a 28 °C). Tuttavia, per scongiurare le condizioni di saturazione (ammesso che queste siano effettivamente dannose per le api), dovremmo stare attenti soprattutto alle temperature notturne-mattutine ed evitare periodi in cui queste sono eccessivamente basse (inferiori a 10-12 °C).