Sul finire della stagione scatta il dubbio su quali trattamenti mettere in atto. L’ingabbio estivo rimane la soluzione più in voga fra i professionisti. Quali gabbie usare? Quali consigli si possono dare?

di Marco D’Imperio

La stagione è giunta al termine ed è tempo di trattamenti. È in questo periodo che i novizi vengono assaliti da numerosi dubbi: quale trattamento adottare? Come somministrare il tal prodotto? Quanto tempo far durare il trattamento? Sarà efficace, posso stare tranquillo per l’inverno? Domande lecite per chi ha poca esperienza.

I professionisti o chi mastica di apicoltura da un po’, invece, di dubbi ne hanno pochi: l’ingabbio è la strada maestra rispetto alla quale sono concesse poche deviazioni che portano, per lo più, sulla strada del formico.

Dunque oggi voglio parlarvi del cosiddetto ingabbio estivo, mettendo a confronto alcune delle gabbie più utilizzate e fornendo ai lettori alcuni pratici consigli operativi.

Partiamo innanzitutto dalle gabbie: negli anni ne ho provate diverse e di seguito trovate la descrizione di alcune di esse, con pregi e difetti.

Quali gabbie usare?

Gabbietta cinese

È una gabbia di piccolo formato (5-6 cm) fatta per lo più in bamboo.

PRO

  • le piccole dimensioni consentono una facile conservazione in magazzino, con occupazione di volumi irrisori;
  • anche il prezzo è estremamente vantaggioso;
  • non richieda uno spazio intracassa per la sua collocazione e ciò rende tali gabbie ideali per i portasciami in polistirolo o per famiglie con 9 o 10 favi.

CONTRO

  • la regina è confinata in un piccolissimo spazio e dunque non solo non può deporre ma si muove con estrema difficoltà. Il rischio è che nel tempo la regina perda vigore e che la riaccettazione sia leggermente più bassa rispetto alle altre gabbie. Non è inusuale che, con l’ingabbio estivo, la regina venga in un primo momento accettata e poi, dopo qualche giro di deposizione, le api procedano ad una sua sostituzione. Meno rischi di riacettazione si corrono nell’ingabbio invernale;
  • l’ingresso della regina non è del tutto agevole e spesso si deve procedere con l’inserimento manuale;
  • il suo bloccaggio sui favi può essere difficoltoso e, se non ben eseguito, potrebbe portare alla morte della regina per menomazione oppure per soffocamento ad opera del miele della corona;
  • in estate non vi sono particolari problemi nell’individuare la posizione più idonea. Se usata anche per gli ingabbi invernali va valutato bene il suo posizionamento per evitare che il glomere, spostandosi, abbandonandi la regina;
  • non è raro che i bastoncini di legno che la compongono si deformino e la regina “evada”.

 

La sua variante in plastica che è anche telescopica (vedi foto) ha una maggiore resistenza e durata, consente un maggiore movimento della regina e la sua completa apertura in due pezzi consente il suo posizionamento sul favo e dunque una più agevole cattura della regina. Il fatto che sia telescopica può portare ad accidentali restringimenti con conseguenti menomazioni della regina in essa inserita. Lo sgabbio è relativamente facile e veloce. Negli ultimi anni sta guadagnando i favori di molti professionisti che hanno un numero di alveari consistente i quali preferiscono avere meno problemi di ingombro in magazzino e fronteggiare percentuali di riaccettazione più basse rispetto alle gabbie di grande formato.

costi sono in genere inferiori all’euro per singolo pezzo.

Gabbia tipo ucraino - variante Carrelli

Dimensioni simil – nido con fori

è una gabbia le cui dimensioni sono leggermente più piccole di quelle di un telaino da nido che quindi va riadattato o costruito ex-novo. I due lati sono composti da due metà di un’escludiregina (è l’escludiregina che ne condiziona le dimensioni). Da uno o da entrambi i lati sono posizionati uno o più fori per l’introduzione manuale della regina e la fuoriuscita all’atto dello sgabbio. I fori vengono chiusi con dei tappi da enologia (quelli che si usano per le damigiane del vino) (vedi foto).

PRO

  • il grosso formato consente un agevole movimento della regina che può anche accompagnare il glomere in posizioni decentrate nel caso si usi in inverno;
  • le percentuali di riaccettazioni estive sono in genere più alte delle gabbie cinesi;
  • volendo, si può procedere alla contemporanea sostituzione della regina inserendo la gabbietta di trasporto direttamente dentro la gabbia.

CONTRO

  • lo stoccaggio in magazzino richiede volumi considerevoli;
  • l’inserimento della regina non è agevole e richiede mani esperte perché la regina va prelevata con le dita ed inserita nel foro che nella versione “ucraina” era piccolissimo mentre nella versione “Carrelli” è stato allargato.
  • anche lo sgabbio può essere fastidioso perché si deve attendere che la regina esca spontaneamente dal foro. Questo può richiedere anche ulteriori visite in apiario e può capitare che la regina non esca o addirittura rientri dopo esserne uscita. Per velocizzare lo sgabbio si può procedere all’apertura a libro della gabbia, ma se l’escludiregina è stato fissato con spillatrici e materiali simili, l’apertura ne compromette il successivo utilizzo che si può fare a patto che si proceda ad una nuova punzonatura;
  • altro aspetto da non trascurare è la necessità di spazio all’interno dell’arnia. Queste gabbie occupano lo spazio di un intero telaino e quindi le famiglie devono contenere al massimo 9 o 10 favi compreso il diaframma.

 

Negli anni sono state realizzate diverse varanti di questa gabbia, con dimensioni più o meno simili e con aperture collocate sul bordo superiore o in altre posizioni; ciò allo scopo di facilitare la cattura e liberazione. Rimane comunque una maggiore difficoltà nel corso di queste operazioni.

costi, considerando un telaio da nido che va però riadattato (accorciato in altezza) ed un escludiregina per nido da 10, si aggirano sui 3-4 euro per singolo pezzo. La realizzazione dei buchi richiede una fresa apposita e frequentemente il lavoro non è ineccepibile visto che si deve forare una rete a maglie larghe (l’escludiregina).

Gabbia tipo Gotti

Dimensioni melario con apertura a libro

La gabbia è costruita sul telaino da melario su cui, da un lato vi è un foglio di legno (compensato, multistrato, MDF, ecc.), e nell’altro un pezzo di escludiregina che corrisponde a circa 1/3 di un’escludiregina da 10. Si apre a libro e il bloccaggio viene frequentemente seguito tramite elastici.

PRO

  • consente una facile cattura della regina: basta aprirla e, porre sopra di essa il favo in cui si trova la regina; con un piccolo tocco del dito si fa cadere dentro la gabbia la regina. Si deve poi procedere velocemente alla chiusura del libro (dell’escludiregina) e bloccarlo mediante degli elastici. L’operazione dura al massimo 30 secondi e non richiede che la regina venga prelevata con le dita, operazione nella quale serve una certa manualità e che andrebbe fatta senza guanti o al massimo con i guanti in lattice;
  • alcuni apicoltori incollano internamente al lato di legno un piccolo pezzo di foglio cereo il quale, se c’è un leggero flusso nettarifero, fa da starter per la costruzione di un favo “ingabbiato” nel quale la regina può deporre. Ciò porta benefici alla salute della regina e garantisce maggiori possibilità di riaccettazione (anche il feromone della covata giovane contribuisce ad un maggior equilibrio della famiglia). Ovviamente queste celle diventeranno fortemente attrattive per la varroa e dunque, successivamente allo sgabbio, si dovrà procedere alla loro rimozione;
  • anche in fase di sgabbio si dimostra la più pratica: basta rimuovere gli elastici ed aprire la gabbia sopra al nido facendo uscire la regina. Il vantaggio in tali casi è che lo sgabbio è immediato e non si devono eseguire ulteriori viste per verificare la fuoiuscita della regina dagli appositi buchi;
  • anche in questo caso, si può procedere alla contemporanea sostituzione della regina inserendo la gabbietta di trasporto direttamente dentro la gabbia.

CONTRO

  • anche questa gabbia, come quella tipo ucraina-Carrelli, ha lo svantaggio di avere spazi di ingombro in magazzino che non vanno trascurati;
  • è necessario uno spazio intracassa pari a quello di in un favo e questo ne riduce l’impiego nel caso dei portasciami o di famiglie con 10 favi;
  • nel caso venga costruito il favo internamente alla gabbia, si avrà la scocciatura di dover gestire la cera e la covata carica di varroa. Un nutrito pollaio potrebbe essere utile (cit.).

 

Sul mercato se ne trovano già assemblate al costo di 8-10 euro, ma si possono anche costruire “in casa” ad un costo indicativo di 3-6 euro al pezzo.

Per chi vi scrive, questo tipo di gabbia risulta essere la più pratica e veloce sia in fase di ingabbio che di sgabbio. Resta il limite dell’ingombro in magazzino.

Consigli operativi

  • La presenza del melario può agevolare la ricerca della regina perché una buona parte delle api, trovandosi nel melario, decongestiona il nido. Quindi il periodo migliore per l’ingabbio potrebbe essere un attimo prima di togliere gli ultimi melari.
  • L’uso del fumo, salvo situazioni particolari, va ridotto al minimo perché mette in allerta la regina che tende a nascondersi.
  • L’apertura dell’arnia va eseguita con estrema cautela, evitando movimenti bruschi e, se non necessario, si può evitare anche di aprire il melario. Anche l’ispezione di ulteriori favi, dopo aver trovato la regina, se non strettamente necessaria, può essere rimandata, così come è meglio evitare lo scrollo del diaframma e/o dell’escludiregina. In genere, è meglio eseguire le operazioni di ingabbio come procedura prioritaria ed esclusiva e rimandare ad altre occasioni altre operazioni. Ciò al fine di tenere il più possibile calme le api.
  • Nel corso dell’ispezione dei primi favi, è opportuno fare attenzione alla eventuale presenza di uova fresche. La presenza di queste ultime garantisce anche la presenza della regina.
  • La gabbia contenente la regina va, in genere, posizionata centralmente al nido, avendo cura di non spaccare la covata fresca. Tuttavia questa non è una regola fissa e quindi eventuali eccezioni sono consentite soprattutto in periodi caldi. Prima di posizionare la gabbia, potrebbe essere estremamente utile fare un gocciolato con Api-bioxal contenitivo il cui scopo è quello di abbassare il livello di infestazione ed evitare che la varroa faccia collassare la famiglia prima del gocciolato finale (quello in cui la varroa è tutta in fase foretica a causa dell’assenza di covata).
  • Per le chiusure delle gabbie a libro vanno molto bene gli elastici, meglio se nuovi e spessi. In alternativa si possono usare elastici sottili ma a doppio. Possono aiutare anche le puntine che in alcuni casi aiutano a chiudere le gabbie un po’ difficili e deformate.
  • Un veloce ed efficace ingabbio si prepara anche da “lontano”, per esempio marcando la regina quando se ne ha l’occasione e eliminando favi con cera mal costruita o con buchi nei quali la regina puntualmente si nasconde; se le famiglie vengono sistemate prima con 9 o al massimo 10 favi compreso il diaframma, si avrà lo spazio per l’inserimento della gabbia e si eviterà di avere favi in esubero da dover collocare altrove con ulteriori perdite di tempo.
  • Quando la regina non si trova potrebbe essere utile dare uno sguardo sotto l’escludiregina, sotto il coprifavo o nell’eventuale nutritore. Un sistema per trovare regine introvabili è quello di scrollare le api sul coperchio rovesciato, magari aggiungendo l’escludiregina che farà da cernita. Anche l’uso di un apiscampo posizionato al contrario, sopra l’escludiregina e sotto il melario, potrebbe aiutare a trovare la regina il giorno successivo. Un buon approccio è comunque quello di non insistere e perdere molto tempo sulla stessa famiglia. Più utile e richiudere e magari ripassare alla fine.

Molto utile, ai fini dell’ingabbio/sgabbio, è ricordare la tempistica di nascita delle api; come ripetiamo sempre, un buon apicoltore deve conoscere la biologia dell’animale che alleva e dunque il canonico periodo di 24 giorni necessario allo sfarfallamento di tutte le api compresi i fuchi, può essere opportunamente ridotto fino a 16 giorni, giocando sul fatto che le uova deposte dalla regina sgabbiata dopo 16 giorni impiegheranno comunque 8-9 giorni per essere opercolate (16+8= 24); tuttavia, in tali casi, la finestra per il trattamento si riduce ad un solo giorno (8 giorni dopo lo sgabbio). Con ingabbi un po’ più lunghi (18-20 gg) si ha una finestra più ampia per il trattamento (2-4 giorni). Nel caso si decidesse per la liberazione anticipata della regina, occorre considerare che si dovrà tornare in apiario più volte. Inoltre è utile tenere a mente che i tempi di sfarfallamento forniti dai testi sono tempi medi e numerosi fattori possono allungare o accorciare tali tempi anche di un giorno.