Nessun farmaco o metodo è davvero adeguato se non si ha modo di valutarne l’efficacia. Allora quali armi abbiamo a disposizione oggi?

di Marco D’Imperio

Da tempo molti degli sforzi del settore apistico si concentrano sulla ricerca di farmaci e tecniche in grado di contenere l’accrescimento della varroa, vero e proprio spauracchio del settore.
Ma nessun farmaco o metodo è davvero adeguato se non si ha modo di valutarne l’efficacia. Allora quali armi abbiamo a disposizione oggi?

Il metodo dello zucchero a velo (ZAV), sia nella versione più tradizionale che prevede appunto l’uso dello zucchero a velo sia nella sua variante più recente che prevedono l’uso della CO2, rappresenta uno strumento pratico che la ricerca scientifica mette a disposizione degli apicoltori.

Vantaggi

  • A differenza dei successivi metodi, ha un fondamento scientifico (Lee, Reuter, Spivak, 2010) e, con le dovute accortezze, è attendibile ed affidabile.
  • È riproducibile in diverse condizioni e da diversi operatori.
  • È ancora perfettibile e dunque presenta ancora margini di miglioramento.
  • Permette di valutare il livello di infestazione prima e dopo un trattamento e quindi consente di valutarne l’efficacia.
  • Se la varroa c’è, l’infestazione viene messa in evidenza.
  • Ci sono soglie di allarme differenti per i vari mesi dell’anno; è dunque un metodo guida anche per gli apicoltori meno esperti.

Svantaggi

  • La raccolta di api lungo i favi di covata espone l’apiario ai saccheggi.
  • Non è possibile utilizzarlo in caso di giornate umide perché lo zucchero a velo si impasta. Con l’uso della CO2 si risolve l’inconveniente.
  • L’uso ripetuto dello stesso barattolo porta ad un suo imbrattamento (il miele che si libera della borsa melaria delle api si impasta con lo zucchero). Con l’uso della CO2 si risolverebbe parzialmente l’inconveniente.
  • Dalle prove di efficacia su alcuni trattamenti fatte da APAS, è emerso, così come mostrato nel grafico in figura 1, che in presenza di famiglie con covata distribuita su pochi favi (1 o 2) il test restituisce valori eccessivamente alti a causa del fatto che la varroa si concentra su tali favi. Dunque, in attesa che si possa mettere a punto un eventuale fattore di correzione, meglio evitare di fare lo ZAV su famiglie con 1 o 2 favi di covata. Tali osservazioni potrebbero anche giustificare quelle famose “punte di infestazione” che sin qui non avevano una spiegazione logica.
  • La non applicabilità del metodo nei mesi autunnali ed invernali ovvero in presenza di scarsa covata.
  • La necessità di avere diversi strumenti fra i quali zucchero a velo/ CO2, contenitore per la raccolta, contenitore per lo scuotimento, contenitore per l’acqua, ecc. rende il metodo non molto pratico.

 

Il metodo del conteggio sul fondo (o cassettino) delle varroe cadute per effetto di un trattamento è uno dei più utilizzati ed apprezzati.

Vantaggi

  • Non richiede molte competenze.
  • È molto utilizzato ed ha ancora un’ampia platea in grado interpretarne i risultati.
  • Se il trattamento funziona in maniera veloce le varroe cadono ed il metodo si dimostra pratico.

Svantaggi

  • È un metodo che lascia sempre irrisolto il più grosso dei dubbi: la varroa non cade perché non c’è o perché il trattamento non ha funzionato? Negli studi sperimentali si può porre rimedio a tale dilemma utilizzando un trattamento di controllo fatto successivamente a quello da testare. Ma anche in merito a quest’ultimo si possono sollevare numerosi dubbi!
  • È spesso difficile procedere ad un conteggio esatto o perché ci sono molte varroe cadute o, più spesso, perché ci sono dei fattori che interferiscono con la lettura quali ad esempio acqua, polline, escrementi o, nei casi più fastidiosi, la lanuggine derivante dal rosicchiamento delle api dei materiali usati per somministrare i farmaci.
  • Nel caso di grosse infestazioni e/o conteggi ripetuti più volte richiede molto tempo (tempo che si può dimezzare utilizzando lo strumento VAR-EVAL mostrato in figura 2).
  • Non esiste una tempistica standardizzata: a che distanza di tempo effettuare il primo conteggio dopo il trattamento? Per quante volte ripeterlo? Vedi l’articolo “considerazioni sui test di efficacia”.
  • Si corre il rischio di confondere la caduta naturale che c’è sempre, con gli effetti del trattamento. Inoltre, essendoci la caduta naturale, qualsiasi valore ottenuto è sempre una sovrastima di quello reale. Si potrebbe correggere tale errore effettuando una serie di conteggi prima del trattamento al fine di stimare la stessa caduta naturale.
  • Le varroe cadute sul fondo, se non è presente uno strato di vasellina o un foglio di carta adesiva, possono risalire sulle api e quindi falsare i conteggi.

 

Il metodo dell’ispezione dei favi, utilizzato dai più esperti i quali percepiscono la presenza di varroa e lo stato di salute generale delle famiglie dall’osservazione dei favi. La presenza di ali sfrangiate o poco sviluppate, di api deformate, piccole e di colore scuro, unita ad altri sintomi meno evidenti, è certamente un campanello di allarme. Alcuni utilizzano il metodo più o meno empirico legato al fatto che, se si vedono alcune api con la varroa sul torace durante le ispezioni dei favi, vuol dire che il livello di infestazione è alto.

Vantaggi

  • Velocità di applicazione.
  • Idea complessiva sullo stato di salute non solo connesso alla varroa ma anche ad altre patologie.

Svantaggi

  • Richiede anni di esperienza.
  • Non standardizzabile in quanto fortemente influenzato dalla soggettività dell’apicoltore e dalla scarsa ripetibilità.
  • Assenza di correlazione scientifica fra il numero di avvistamenti di varroe sul torace delle api o sul numero di api con le ali deformi e la quantità di varroa effettivamente presente nell’alveare.
  • È metodo che consente di stabilire se intervenire ma certamente è meno utilizzato per valutare l’efficacia di un trattamento.